Nel 2025 Snoopy, l’inimitabile cane dei Peanuts, festeggerà 75 anni di avventure. Dietro quel musetto tranquillo e la cuccia rossa, c’è un mondo di curiosità che pochi conoscono. Si tratta di un personaggio che unisce ironia, tenerezza e un pizzico di filosofia canina. Andiamo a scoprire le curiosità più affascinanti e bizzarre sul cane più amato della storia dei fumetti, per scoprire come un cane disegnato sia riuscito a diventare una vera e propria leggenda mondiale.
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Da cane immaginario a Beagle ufficiale
Snoopy non è solo un personaggio dei fumetti ma anche un piccolo primato nel mondo reale. L’American Kennel Club gli ha assegnato un numero di registrazione onorario, il Beagle-1, facendone il primo cane immaginario iscritto nei registri ufficiali. All’inizio, però, la sua razza non era stata specificata. Solo dopo quasi dieci anni Schulz lo definì ufficialmente un Beagle, ispirandosi al suo cane d’infanzia, Spike.
Il fumettista raccontò che scelse la parola “Beagle” perché gli suonava bene, e da quella semplice decisione nacque un’icona. Grazie a Snoopy, il Beagle divenne una razza amatissima negli Stati Uniti, scalando le classifiche di popolarità negli anni Cinquanta. Un piccolo personaggio di carta contribuì così a scrivere un grande pezzo di storia cinofila.

Snoopy prima di Charlie Brown
Pochi ricordano che all’inizio Snoopy non apparteneva a Charlie Brown. Nelle prime strisce dei Peanuts del 1950 non era affatto chiaro chi fosse il suo proprietario: Snoopy appariva accanto a vari personaggi, più spirito libero che animale domestico.
Solo nel 1968, Charles M. Schulz decise di svelare il suo vero passato, raccontandolo in una breve ma intensa serie di strisce estive (dal 20 al 31 agosto). In quella parentesi narrativa, Snoopy riceve una lettera da una certa Lila, che gli scrive dall’ospedale.
Proprio in quei giorni, nella striscia del 30 agosto 1968, Linus rivela la verità: Lila era stata la prima proprietaria di Snoopy. L’aveva acquistato dalla celebre “Daisy Hill Puppy Farm”, ma fu costretta a restituirlo perché la sua famiglia viveva in un appartamento dove i cani non erano ammessi.

Dopo qualche esitazione, Snoopy decide comunque di partire per andare a trovarla, affrontando con la solita inventiva un viaggio pieno di ostacoli. Tra questi, spicca il celebre cartello “Vietato l’ingresso ai cani” affisso proprio all’entrata dell’ospedale: un dettaglio disegnato da Schulz con l’ironia tenera e amara dei Peanuts.
È diventato una delle scene più emblematiche della poetica di Schulz — la dolcezza di un cane che vuole solo salutare chi lo ha amato, ma che si ferma davanti a un divieto umano e assurdo.

Quella mini-saga di fine agosto rimane l’unica apparizione di Lila nelle strisce regolari, ma ha un peso enorme nella costruzione del personaggio. Schulz regala a Snoopy una memoria e un passato, rendendolo più che un comprimario comico: una creatura con una storia, una perdita e una scelta.
Il tema viene poi ampliato nel film “Snoopy, Come Home” (1972), dove la vicenda si fa ancora più toccante. Lila, guarita, invita Snoopy a tornare a vivere con lei; lui parte, ma scopre che il suo nuovo appartamento vieta i cani. Nonostante l’affetto, Snoopy capisce che la sua vera casa è con Charlie Brown.
Così, tra nostalgia e consapevolezza, Snoopy sceglie non chi l’ha avuto per primo, ma chi gli ha dato un posto nel mondo. Una conclusione che trasforma una semplice strip in una parabola sull’appartenenza, la memoria e la libertà di scegliere chi siamo.

Una cucciolata numerosa e una famiglia altrettanto speciale
Snoopy si definì un giorno “un cane unico”, ma la realtà è che aveva una famiglia numerosa. Nel corso delle strisce scopriamo che aveva sette fratelli e sorelle: Spike, Bella, Olaf, Marbles, Andy, Molly e Rover. Ognuno con una personalità tutta sua, proprio come accade nelle cucciolate reali di Beagle, che possono arrivare fino a dieci cuccioli.
Schulz prese ispirazione dalla natura e dalla vita quotidiana per creare un mondo credibile, pur mantenendo quella vena di ironia e assurdità che caratterizza i Peanuts. Snoopy, in fondo, rappresenta l’essenza del cane moderno: curioso, ironico e affettuoso, ma sempre con una punta di indipendenza.
Dalla carta alla Hollywood Walk of Fame
Non tutti i personaggi dei fumetti riescono a lasciare l’impronta sulle strade di Hollywood, ma Snoopy sì. Nel 2015 ha ricevuto una stella sulla Walk of Fame, proprio accanto a quella del suo creatore Charles Schulz, diventando il primo Beagle a ottenere tale riconoscimento. È la stella numero 2.563, una posizione che testimonia quanto sia amato in tutto il mondo. Dal 1950 a oggi Snoopy ha resistito al tempo e ai cambiamenti culturali, mantenendo la stessa ironia silenziosa e quel suo modo unico di osservare la vita dal tetto della cuccia. In fondo, chi non si è mai sentito un po’ come Snoopy, tranquillo ma pieno di sogni impossibili?

Un Beagle con mille identità
Snoopy non è solo un cane, ma un artista del travestimento. È stato Joe Cool, l’Asso dell’aviazione della Prima Guerra Mondiale, uno scrittore di fama mondiale e persino un astronauta. Ogni suo alter ego è una fuga nella fantasia e un modo ironico per parlare delle ambizioni umane. Quando perde, lo fa con eleganza, quando vince, lo fa con stile. La sua capacità di reinventarsi lo ha reso eterno, un personaggio che non invecchia e continua a ispirare chiunque ami sognare. In un mondo che prende tutto troppo sul serio, Snoopy ci ricorda che la leggerezza è una forma di intelligenza.
Snoopy e la NASA: un eroe nello spazio
Nel 1968 la NASA scelse Snoopy come mascotte ufficiale del programma di sicurezza dei voli spaziali, creato dopo la tragedia dell’Apollo I. Schulz fu onorato e donò gratuitamente le strisce dedicate alle avventure del Beagle astronauta.
Da allora nacque il Silver Snoopy Award, un riconoscimento ancora oggi assegnato a chi contribuisce in modo eccezionale alla sicurezza delle missioni spaziali. È curioso pensare che un cane di fantasia sia diventato simbolo di precisione e coraggio in uno dei contesti più tecnologici e reali del mondo. Ma dopotutto, Snoopy è sempre stato un tipo capace di volare alto anche senza ali.

Un Beagle fuori dagli standard
I Beagle reali possono avere mantelli di molti colori, dal nero al rosso, ma Snoopy è rimasto fedele al suo bianco e nero. La scelta stilistica lo ha reso inconfondibile e universale. Il suo design minimalista parla tutte le lingue e attraversa generazioni. Non è solo un cane dei fumetti, ma un simbolo di semplicità e coerenza. Forse è questo il segreto del suo successo: un personaggio senza tempo che non ha mai avuto bisogno di cambiare per restare attuale.